In aprile Parigi è un po’ nella taiga, un po’ sull’Atlantico, un po’ sul Mediterraneo – ma a novembre -, un po’ al polo e poi di nuovo sul Mediterraneo – a luglio – per tre secondi e infine a Parigi.
E mentre cambia il clima, il mondo e noi, prendo un caffè e cerco di mettere insieme i pezzi confusi di questo anno bisesto, guardando un palazzo in ricostruzione – le impalcature, le protezioni in legno chiaro, i tubi d’evacuazione arancioni.
E stiro le labbra per l’ironia.