Il petto

Che ogni Madre Italiana (MI), al pari di ogni Yiddische Mama (YM), sia una tendre force de la nature piuttosto apprensiva è un’affermazione talmente ovvia che pure il libro che ho scovato l’altro giorno da Gibert Joseph sarebbe imbarazzato a formulare. Alcune preoccupazioni materne sembrano francamente esagerate (Non mangiare prima di cena che ti rovini l’appetito! o Non fare gli occhi storti che ti restano così!) ma altre sono vere: Non mettere le dita nella presa di corrente! Asciugati i capelli col phon – voi, giovani lettori che leggete, credete non sia vero ma io sì, io lo so che viene la cervicale ahimé a un certo punto! – ! Studia, che un laureato conta più di un cantante!

La più vera delle preoccupazioni vere – seguitemi ancora un poco, ve ne prego, che arrivo al punto – è Copriti là davanti, che se no ti ammali! Per là davanti si intende non tanto la gola, quanto il base della gola, il petto, le clavicole, insomma: quella roba che restesta scoperta se uno porta la camicia sbottonata per più di un bottone. E’ vero, bisogna coprirsi là perché se no ci si raffredda.

Ho sempre creduto fosse vero, almeno, perché ecco, qui in Francia no. Ci sono due gradi e piove? ce ne sono zero e nevica? ce ne sono otto, ma c’è un vento che te ne fa percepire meno miliardi? Incontrerai sempre un giovane francese annoiato con un giaccone aperto, una sciarpa attorno al collo e un maglione a v, a petto scoperto. O una camicia aperta. Qualcosa di aperto, insomma, come se sentissero freddo alla gola, alle braccia, alle gambe, ovunque! ma non sul petto.

E come se non avessero delle madri che si preoccupano. E Aznavour infatti – di cui nessuno ha mai visto il petto e che non sarà né italianoebreo – di cognome farebbe Aznavourian o addirittura Ազնավուր.

8 pensieri su “Il petto

  1. Meno male che lo nota qualcun altro.
    Io mi sentivo un filo pettofobica ultimamente. Nel senso che vedere quelle gole e quegli inizi di toraci scoperti, mentre piove e c’é la bora e ti senti in alaska, mi faceva ammalare a me, mi faceva.
    Prendevo una borocillina ogni petto al vento che incrociavo.
    Ma se non sono l’unica a notarlo, apposto cosi, sono guarita!

  2. Secondo me è una caratteristica dei giovani nordici tutti: a Glasgow, sotto un crachin gelido e continuo, i ragazzi uscivano in maglietta.

  3. Allora io ne ho visti pochi di petti… ma certi ombelichi spagnoli in pieno inverno in Germania sì. Solo a ripensarci mi vien la laringite. Ma qua no….

  4. Credo anche io sia una specie di abitudine! L’ho notato sia a Berlino che a Stoccolma. E a Stoccolma io ci son stato a Gennaio! Maglioncini con collo a V, e sotto nulla. Il petto, spesso glabro, un po’ arrossato… Chissà come fanno. Per la cronaca io a Stoccolma avevo 4 strati e la calzamaglia!! O.o

  5. e io da brava mamma italiana ai miei nani metto la canottiera (la famosa maglia della pelle) , ma penso siano gli unici in classe …

  6. si, vero. Poi pero’ quando fuori ci sono 20 gradi urlano alla “grande chaleur” con tanto di allerte rosse, girofarie che più ne ha più ne metta.

    ps aznavour è armeniano

  7. Pardon, ma siccome hai scritto “di cui nessuno ha mai visto il petto e che non sarà né italiano né ebreo”, ho intepretato quel “sarà” come “dubitativo” … hem
    Insomma, un po’ come quando si dice “dove hai messo la spazzola? Risposta: “che vuoi che ne sappia?! sarà sul lavandino in bagno oppure nel beauty”.

    vabbè, non so se sono stata chiara, perché , paradossalmente, pur chiamandomi Lucia talora faccio fatica ad essere chiara…

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