Ieri, mentre facevo la valigia per tornare a Parigi – mai fatta con così largo anticipo! – , stipandola di giacche di velluto, isola di Arturo, costumi da bagno, marmellate, funghi secchi e lettres gothiques, mi davo ai sospiri da tarda emigrazione, ascoltando canzoni da zeneizi partiti sensa palanche o di vegetti seduti in sce na bitta, che è il massimo di nostalgia che si possa avere.
Tra tre ore torno a casa, così magari ricomincio ad aggiornare questo blog.
Ciao! Sono arrivata qui leggendo di Csaba: anche io l’adoro.
Poi succede che trovo anche Paola Marella: l’ho incorciata due volte qui a Milano e sono rimasta di stucco nell’accertarmi che parla proprio così 😮
Infine L’Isola di Arturo: uno dei miei libri preferiti!
Piacere, Campanellino.
piacere mio e benvenuta! se passo da Milano ti cerco e mi porti a comprare il tè da Csaba allora!
chissà, Parigi.
ciao, o ri-ciao.
Gi*
ciao, o ri-ciao a te 🙂